domenica 13 marzo 2011

Terremoto, due giorni dopo

Domenica 13 marzo. Ad Hakodate e' una bella giornata, finalmente un po' di sole caldo che fa intravvedere l'arrivo della primavera. Per ragioni che non vi racconto in questo momento (oggi, 14 marzo e' il White Day e io volevo parlarvi di questo, ma le urgenze ora sono altre...), ieri ho accompagnato Morito al centro commerciale dove lavora e sono rimasta li tutta la mattinata.

Sembrava una giornata come una altra, di shopping e  poi una bella passeggiata di ritorno verso casa. Il pensiero andava spesso al terremoto, ma non avendo aggiornamenti in tempo reale, il distacco rispetto alla "mia" realta' era molto. E' bastato tornare a casa, accendere la TV e il computer perche' la mia giornata cambiasse completamente. Appreso del rischio al reattore numero 3 del Daiichi a Fukushima, mi sono preoccupata, il mio umore e' cambiato e ho cominciato a manifestare, ormai lo so, mi conosco....segnali di paura che tentavo di scaricare su altri. Avevo letto una notizia sul Tg24 italiano che un giornalista che si trovava vicino alla centrale nucleare di Fukushima, aveva sentito uno notizia che ufficialmente non sarebbe dovuta essere data. E cioe' che dalla centrale si stava assistendo ad una sorta di fuggi fuggi. Ho riferito questo a Morito, chiedevo, ma siamo sicuri che il vostro governo ci stia aggiornando in modo chiaro sui fatti e pericoli, oppure stanno nascondendoci la verita'? Perdonate, ma a me il dubbio e' passato..... Morito si e' incupito, forse un po' si e' offeso, e ha detto che "i giapponesi non sono come gli italiani..." e che il governo, gia' in situazione critica prima del sisma, non puo' permettersi passi falsi in questo momento. Insomma, e' vero, devo ammettere che il richiamo alla responsabilita' da parte di questo popolo, in ogni situazione, dalla piu' piccola alla piu' grande, e' costante non solo a parole, ma anche nei fatti.

E cosi, terminato il lavoro, eravamo tutti incollati alla televisione per vedere, per capire, per sapere....
Emergono i drammi, alla conta dei danni e delle perdite umane. I sopravvissuti che cercano i familiari: madri che cercano figli, bambini che cercano i genitori. Una donna viene intervistata, non riesce a contattare il marito e la figlia, tradisce un filo di speranza, dice che e' perche' le linee telefoniche non funzionano. Ma poi scoppia a piangere e dice "vorrei tornare a essere in tre, vorrei tornare a essere in tre". Una donna anziana va alla ricerca, nel luogo in cui si trovava la sua casa, del Butsudan, l'altare domestico in cui si onorano i propri defunti, cercava la foto del marito morto in guerra. Un'altra donna e' riuscita a trovare qualcosa, lo avvolge in un asciugamano, era importante per lei, e' contenta (!).
Mi accorgo, ma gia' lo sapevo, che i giapponesi hanno un cuore, non sono macchine come a volte puo' apparire. Il sangue freddo che hanno mantenuto nel momento dell'emergenza e' funzionale al farvi fronte, ma il dramma vero emerge dopo.
Davanti alle telecamere si lasciano andare, sfogano la loro disperazione. Mio marito si asgiuga gli occhi, si commuove.
E' terribile quello che e' successo.....

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