venerdì 18 marzo 2011

Incontri di viaggio

Il nostro viaggio di rientro in Italia è andato bene tutto sommato. Ci sono stati tuttavia alcuni episodi che soprattutto nella prima parte del viaggio, hanno destato una certa preoccupazione. Nella serata di mercoledì 16 marzo, arrivati a Sapporo, ci siamo fermati in una stazione alla periferia della città per cambiare treno, in direzione aeroporto. Questa stazione, come molte di quelle che mi è capitato di vedere in Hokkaido, era piuttosto piccola e alle nove di sera appariva già deserta. Noi stavamo aspettando la coincidenza in una sala d'aspetto molto fredda e poco curata, ma al riparo dal vento, ancora molto freddo, quando una ragazza con in braccio una bambina dell'età circa del nostro Oscar, entra dalla porta e si siede in un angolo. Noi l'abbiamo notata soprattutto per come era vestita la bambina: vestitino primaverile,gambe scoperte e niente giacca. In pieno inverno! Anche la ragazza  non era molto vestita. Sembrava provenire da una regione del sud e non sapere dove andare. Cercava un treno per una certa località che non ricordo, ma non sapeva dove prenderlo. Leggeva ansiosa i tabelloni ma sembrava non capire cosa fare. Abbiamo capito che forse si era persa e le abbiamo chiesto se aveva bisogno di aiuto. Lei era molto agitata, ci ha detto dove doveva andare ma nemmeno noi sapevamo darle indicazioni in merito, così la abbiamo accompagnata fino all'ascensore della banchina, col quale avrebbe potuto raggiungere il piano superiore della stazione dove avrebbe trovato gli sportelli informativi. Io sono rimasta sorpresa per questo incontro, era la prima volta che in Giappone mi capitava di vedere tanta trascuratezza, soprattutto verso un infante. Io e Morito ne abbiamo dedotto che non fosse giapponese e che avesse difficoltà a muoversi da sola.
L'altro evento poco piacevole che ci è capitato, nella serata di giovedì 17 marzo, dopo le ore 21.00 circa locali (Tokyo), mentre stavamo cenando all'aeroporto di Haneda in attesa del mio volo, è stato il verificarsi di una scossa di terremoto. E' durata parecchio e subito dopo se ne è avvertita un'altra.
Ora, io devo ammettere che un pochino mi sono abituata alle scosse, ho capito che spesso non fanno danni e non creano problemi di alcun tipo. Ma dopo gli eventi dell'ultima settimana, ogni volta che sento tremare la terra, mi assale l'ansia. A Tokyo avevo il terrore di prendere l'ascensore, di entrare in un bagno con la porta elettronica (quelli con il cambio bimbi spesso sono così dotati!).....insomma, avevo paura. Un sentimento che ho visto, colto, respirato, intorno a me. L'aeroporto infatti era molto affollato, di turisti che rientravano in anticipo, di stranieri residenti in Giappone che lasciavano il Paese, di giapponesi che si allontanavano per periodi più o meno lunghi. Ognuno con la sua storia.
Ciò che mi ha colpita è stato constatare quanta tristezza ci sia ora nell'animo di questa gente. Molti hanno perso parenti o amici negli eventi drammatici di questi ultimi giorni, molti partono lasciando propri cari in quel Paese così duramente messo alla prova. Molti hanno semplicemente paura. Per se stessi, i propri cari, il proprio Paese.
Molti piangono, in silenzio, durante l'attesa del volo. Molti altri piangono, in silenzio, in aeroplano, durante il tragitto verso l'Europa. Ognuno di loro ha la sua storia, ma non ne parla molto, non si sfoga. Cerca di gestire il dolore, in silenzio, con compostezza. Che dignità, mi dico, e mi assale un senso di pietas profondo per questo popolo abituato ad accettare ogni avversità..

Nessun commento:

Posta un commento